Storie di auto e di famiglia... "dalle fiat 1100 alle Opel kadett" i racconti e le memorie di Carlo Carugati ripercorrono periodi e costumi dal 1955 agli anni 80... il 1967
 
 
 
 
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Dalle Fiat 1100 alle Opel Kadett storia d’auto e di famiglia
Cap. 3/a - Il 1967

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Arriva la Fiat 500 F

Il 1967 è secondo il mio modesto parere, l’ultimo anno del vero boom economico.

Si, in quanto il 1968 con le sue rivendicazioni sociali, studentesche, di emancipazione e richiesta di parità delle donne, segna una seconda fase che definirei di post boom che anticiperà la chiusura nel 1973 con la nascita dell’ I.V.A, la crisi petrolifera, le domeniche dell’ austerity, la nascita automobilistica delle versioni ultra povere, per finire definitivamente all’ inizio del 1976 con la scomparsa delle targhe quadrate storiche, l’uscita di produzione di modelli che avevano segnato un’ epoca, come le Alfa Romeo GT , la Fiat 500, la Lancia Fulvia Coupè, la Citroen DS. Nel 1967 io frequentavo l’ultimo anno di asilo (ora scuola materna). L’asilo, un piccolo edificio in stile liberty a fianco delle scuole elementari Crispi, accoglieva due classi, con due sole maestre tutte e due dotate di Fiat 500. La nostra maestra Maranti, una Signora giunonica e già con i capelli bianchi, aveva una delle prime 500 F del 1965 blu’ medio che io chiamavo turchese. La sua collega aveva invece una 500 D beige che ribattezzai caffelatte per la tinta che pareva proprio quella di una tazza di latte che si era scurita per l’aggiunta del caffè. A dare importanza a queste due vetture, il fatto che erano parcheggiate lungo il vialetto laterale dell’ asilo e che su di esse vigilava il custode, di asilo e scuola, il buon Giuseppe, un attempato ed austero signore con due bei baffoni, un personaggio che sembrava uscito direttamente dal libro Cuore . Ma il mio interesse nel cortile dell’ asilo era anche attratto dal lato posteriore, dove la rete di recinzione confinava con uno straccivendolo che aveva un bel 1100 103 autocarro cassonato rosso del 1956. In questo contesto e forse anche perché la sorella di mia madre, la Zia Franca aveva anch’essa presa la patente per poter usare la 850 berlina bianca con l’interno rosso che avevano acquistato nel 1965, mamma ci comunicò che voleva prendere la patente. Mio padre le diede le prime istruzioni di guida con il 1100 D, dopodiché proseguì le lezioni di teoria e pratica con l’amico di infanzia Giorgio Scaini della omonima Scuola Guida . Lezioni di guida che fece con una 850 beige "caffelatte" uguale a quella che nel frattempo aveva acquistato lo Zio Attilio, del quale abbiamo già parlato. Per inciso la 850 dello Zio Attilio si differenziava per lo scarico doppio Abarth e per i paraspruzzi posteriori. Ma il 1967 si distingue anche per l’arrivo della prima radio a transistor. Si chiamava Sierra ed era una radio portatile funzionante con quattro pile cilindriche da 1,5 volt che aveva la particolarità di avere la presa per collegare una antenna esterna.

Il 1100 D a Sermerio (BS) Si nota la antenna a grondaia per la radio

Comparve così al 1100 D sulla grondaia anteriore destra una antenna, il cui cavo passando tra gli interstizi delle portiera anteriore destra andava a collegarsi con questa primitiva "autoradio portatile" che teneva compagnia con i canali RAI durante le settimane lavorative ma anche durante le prime gite domenicali. Arrivò anche il tradizionale tavolino da pic nic rafforzato da un altro sgabello per ospitare la nonna Adele, ombrellone della Fina e lettini ad aria per andare in acqua. Meta delle nostre escursioni un camping di Lazise, dove la domenica mattina dopo aver effettuato una sosta a Peschiera per una visita ai negozi, anche per comprare il pane, si entrava, dietro un modesto costo di ingresso, in questo camping dove chi primo arrivava si sceglieva la sua pianta dove parcheggiare la vettura e si viveva una giornata all’ aperto con tradizionale bagnetto nel Lago di Garda.

Il 1100 D a Lazise . Si noti il famoso cangurino appeso al lunotto della vettura

Mia mamma aveva preso due accappatoi a righe colorate per asciugarci e dei sandalini in gomma per evitare di entrare nell’ acqua a piedi nudi. Piatto tipico erano le cotolette alla milanese preparate e messe al caldo in un thermos con la chiusura blue, che rammento avevano sempre l’effetto di essere state "lessate". Mio fratello nei viaggi di ritorno con le prime code domenicali, dovute allora alla mancanza di tangenziali, si addormentava regolarmente sulle mie ginocchia. Io rimanevo sempre sveglio sia per seguire la guida, ma anche per osservare lungo il percorso, le varie visioni di distributori di carburante, officine meccaniche, autosaloni, demolizioni (che allora sorgevano in vari parti sulle strade principali). Avevo ormai i miei punti di riferimento ed era un piacere osservare le automobili che si potevano vedere . Altra gita domenicale era sulle Coste di S. Eusebio presso la trattoria "Al Fiascone".

Era un posto in collina tra la Val Trompia e la Val Sabbia. Si poteva fare pic nic o andare a mangiare alla trattoria. Piatto tipico la minestra di riso con gli "spurchignì". Gli spurchignì non erano altro che cuoricini di pollo tagliati e messi in questa minestra di riso con buon brodo di carne. Unico inconveniente di questo posto erano le erbe alte che creavano fastidio a noi "piccoli" con i pantaloncini corti. Una gita inattesa e unica fu quella a Zandobbio in provincia di Bergamo all’allora azienda del fratello di mio papà lo Zio Luigi CA..DI, azienda produttrice di maglieria artigianale in lana di ottima fattura . La combinazione fu che mio papà al martedì e venerdì andava a visitare i medici nel bergamasco e quella volta ci portò dallo Zio Luigi e mentre lui proseguì nelle sue visite, noi visitammo la piccola azienda ed andammo con lo zio con il suo 1100 D blue scuro presidenziale a fare alcune spese

Ricordo che il cortile aziendale era delimitato dai classici muretti di traversini di pietra grigia ove vi erano alcuni nidi di vespe che mi fecero percorrere un brivido alla schiena. L’ 8 Settembre la mamma prese la patente e decisero di vedere di trovare una 500 usata da acquistare. Questa volta non servì prendere Quattroruote. Si sapeva che la 500 nuova costava circa 500.000 lire. Quindi si trattava di trovare una buona vettura che costasse meno. Altra considerazione. Dopo aver preso il 1100 D, si voleva trovare una 500 che avesse già le portiere "sicure", quindi si trattava di trovare una 500 F, anche una delle prime come quella della maestra Maranti. Si decise di andare tutti insieme alla Bono & Pastore dove avevamo acquistato il 1100 D. Questa volta andammo nello stabile centrale in Via Somalia. In via Somalia vi era una sola piccola vetrina, ecco il perché avevano aperto quelle due vetrine su Via F.lli Ugoni. Invece in Via Somalia vi era un grande ingresso carraio che dava accesso all’ officina e magazzino e l’accesso pedonale per andare al piano superiore ove vi era il reparto stoccaggio e consegna delle vetture nuove ed il reparto usato. Si saliva per una rampa ad U sul cui sfondo troneggiava una gigantografia della pista del Lingotto con la sfilata della produzione Fiat del 1961 … Che bel vedere!!! In cima a questa salita si trovava a sinistra l’ usato ed a destra mediante un ponte metallico chiuso ove erano parcheggiate ancora auto usate e dalle cui finestre si vedeva sotto l’officina, ci si congiungeva al reparto consegne del nuovo. Rammento nel reparto dell’ usato che tutte le vetture avevano un bel cartello e che in basso vi erano delle sigle.. Seppi più avanti , crescendo, che quelle sigle erano il codice prezzo che i venditori potevano codificare senza dover viaggiare con i listini in mano. Tra le varie vetture mi rimase impresso un bel 1100 D blue pavone familiare con l’interno cuoio scuro. Aveva il cofano aperto ed il motore doveva essere stato appena lavato . Era come oggi noi appassionati vorremo poterlo trovare, originale e conservato. Parecchie le 600 e le Fiat 1300 . Varie 500 D. Ma in fondo verso il reparto consegne vediamo una 500 con le portiere controvento, ci avviciniamo. Era bianca con il portapacchi sul tetto e alcune colature di ruggine create dal portapacchi. "Purtroppo", ma direi per fortuna, la stavano già vendendo e ci dissero che al momento non ne avevano altre . Ci recammo allora in un’altra concessionaria che era nata agli inizi degli anni 60, la Cobra. La Cobra (unica concessionaria Fiat rimasta dell’ epoca) si trova in Via Pusterla sotto il colle Cidneo sede del Castello di Brescia. E’ una concessionaria che si sviluppa in verticale ma verso il basso. Il Salone è al pianterreno, dopodichè sotto vi erano tre piani, uno destinato al nuovo, uno all’ usato e l’altro all’ officina. Anche qui enorme distesa di 500 D e antecedenti, 600 e vari 1100 in particolare 103 D, H lusso, Export e Special. Rammento un H lusso blue pavone con il tetto grigio con varie toppe di nastro adesivo da pacchi per coprire i buchi di ruggine. Purtroppo anche qui niente 500 F usate. Per la regola di famiglia che quando si decide di fare una cosa deve essere già fatta, nei miei si fece spazio l’idea di prendere la 500 nuova. L’ idea era quella di utilizzare la quota contanti che avevano preventivato e rateizzare la rimanenza, cosa che stava diventando abbastanza frequente come sistema di acquisto con i finanziamenti della S.A.V.A la finanziaria del gruppo Fiat . Ed applicando gli insegnamenti della mia nonna paterna che da commerciante esperta sosteneva che se vi è da annegare è meglio annegare nel mare, si decise di andare alla Fiat Succursale di Canton Mombello. All’ ingresso in esposizione vi era una favolosa Fiat Turbina avorio e rossa. Ci accolse un allora giovane venditore il cui nome se non sbaglio era Corrado Catterina. Grande movimento di veicoli in Fiat Succursale . Ma non avevo ancora visto il piatto forte .. il piazzale di stoccaggio delle vetture. Saranno state almeno seicento le vetture presenti in stock. Tutte ordinate , sfilate di Fiat 500 , 600, 850, 1100 R, 124 ma anche furgoncini i Fiat 238, 1100 T. Mia mamma potendo scegliere si era innamorata del colore azzurro acquamarina con l’ interno rosso. Scelta che condividevamo . Ci mostrarono la nostra potenziale vettura che venne spostata in avanti da un collaudatore in tuta bianca con il logo Fiat. Dopo qualche giorno il Catterina venne a casa nostra e si chiuse con i nostri genitori in tinello mentre noi guardavamo la televisione. Quando uscirono capii che la 500 era stata ordinata e nel salutarci feci una richiesta personale al Catterina: " Vorrei un depliant di tutte le vetture prodotte dalla Fiat". Mi rispose : "Anche furgoni, camion e pulman ?". "Certamente", replicai. Mi disse che avrebbe provveduto. Così il 12 Ottobre 1967 comunicavano a mia mamma la targa provvisoria B2 55072. Noi rimanemmo a casa con la nonna Adele. I miei andarono a ritirare la vettura. Tornati mi portarono un copioso pacco di depliant ed andammo a vedere la 500 dal meccanico Faletti dove l’avevano lasciata per montare la serratura al cofano motore.: " Ma … esclamai io,… è caffelatte!." Così scopro la storia del caos che avevano combinato in Fiat . Era stata predisposta una 500 acquamarina con telaio 1593306 e targa provvisoria B2 55072. Poi , ed a questo punto non so se in buona fede o in malafede a mia mamma e’ stata targata la telaio 1597946 (più giovane di telaio) di colore caffelatte con targa B2 52480. Quindi telaio più giovane e targa più vecchia. La cosa che abbiamo scoperto solo dopo 40 anni è che per dieci giorni abbiamo girato con la targa B2 55072 sebbene il foglio di via porti la targa B2 52480. Di fronte alle rimostranze dei miei genitori per l’accaduto le regalarono un portalibretto di pelle. Altri accessori montati: lo specchietto esterno tondo e l’antifurto bloccasterzo con le due bacchette che bloccavano il volante . Vennero poi montati i tappetini in gomma (che allora si pagavano), e sul cruscotto mio padre applicò due decalcomie con due fiori. La prima notte la 500 la passò all’aperto, poi trovò ospitalità presso l’ officina meccanica del Signor Donini, un anziano meccanico che avevamo in cortile, reduce della guerra in Crimea, proprietario di un 1100 ELR cassonato che teneva come ricordo in un angolo della officina e che rammento doveva avere delle copiose perdite di olio motore tanto che vi teneva sempre sotto una bacinella di metallo per raccoglierlo.

Il rodaggio lo fece mio padre utilizzandola ogni tanto per lavoro. Alcuni colleghi incontrandolo con la 500 fecero battute del tipo… "che l’azienda per cui stava lavorando doveva andare male per girare in 500!". Quando poi mio padre gli faceva notare che aveva comprato l’auto nuova per la moglie e che le stava facendo il rodaggio allora arrivavano i complimenti, perché, tutto sommato, non era uno standard per tutti, nè avere due vetture nè avere la seconda vettura nuova. Il primo tagliando è del 22 marzo 1968 a km 1665 ed il 2° l’ 11 ottobre 1968 a 4018 Km. Nel luglio 1971 eravamo arrivati a 19.240 Km e nel 1979 quando comincerò ad usarla io aveva raggiunto i 58.000 Km . Il caffelatte non l’abbiamo mai digerito e quando nel 1985 si decise di riverniciarla si decise di farla Rosso Corsa come la Lancia Delta. Nel 1997 si ebbe il secondo restauro . Sempre rosso corsa, fregi Giannini, rivestimento interno tipo Maserati Biturbo, moquette rossa.

Oggi ha 107.000 Km . Il motore non è ancora stato aperto. Nel luglio 2007 ha fatto parte delle 500 500 che hanno atteso l’arrivo a Torino della nuova 500.

Parleremo ancora della 500 ma è ora di tornare al 1100 ed all’ ultimo periodo 1968-1970

Carlo Carugati

Continua...

 
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