Storie di auto e di famiglia... "dalle fiat 1100 alle Opel kadett" i racconti e le memorie di Carlo Carugati ripercorrono periodi e costumi dal 1955 agli anni 80... il 1969
 
 
 
 
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Dalle Fiat 1100 alle Opel Kadett storia d’auto e di famiglia
Cap. 3/c - Il 1969

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Il 1969 è l’ ultimo anno di servizio completo del 1100 D rosso rubino.

In questo principio di anno continuai ad usare con assiduità il mio 124 blue filoguidato della Pocher. Purtroppo, sarà stato l’ uso intenso, ma dopo poco l’ automodello cominciò a denunciare delle mancanze: lo sterzo che non funzionava più, la sospensione anteriore che cedeva. Qualcuno arrivò a dirmi che era come se avessi fatto fare ad un’ automobile vera 100.000 Km. Vani furono i tentativi per sistemarla. e così cadde nell’ oblio. Anche il 1100, forse per solidarietà cominciò ad accusare qualche problema, come quella mattina che si rifiutò di salire dallo scivolo del cortile: un problema di carburazione che sistemò il buon Faletti. Il pomeriggio quando andammo a ritirarlo , vidi nell’ ufficio appeso al muro il volante di una 600. Dissi a Faletti che mi sarebbe piaciuto avere un volante con cui giocare. Faletti non se lo fece dire due volte prese il volante e me lo regalò. Entrai in casa trionfante con il mio trofeo appena conquistato. Mi feci dare dal papà un cartone sul quale disegnai un cruscotto e nel bel mezzo piazzai il mio volante. Che giocate ! Un pomeriggio invece papà tornò a casa arrabbiato. Sul percorso di ritorno da Bergamo vi era stato un tamponamento a catena. Il classico distratto,al volante di una 600 D, aveva infilato 4 auto. L’ ultima di queste era la nostra 1100 D. Il danno era così quantificabile: cofano bagagli, luci targa e scritta Fiat 1100 D ove la D si era separata dal resto, e mi venne donata, lama paraurti, traversa posteriore. Da rilevare che in Fiat non avevano il cofano bagagli del 1100 e fummo costretti a prenderlo in demolizione tolto da un 1100 export avorio . Questa mancanza di pronta disponibilità ricambi fu il primo segno per mio padre che era ora di pensare ad una prossima sostituzione del 1100….

La Storia del cortile e la GIGIA

Con l’arrivo della bella stagione si cominciava ad uscire anche sul nostro piccolo balcone. Era una ottima postazione per vedere nel tardo pomeriggio il rientro delle varie vetture di chi abitava nel condominio. Lo squillo delle trombe Stebel, ci annunciava l’arrivo di papà. Si fermava scaricava dal baule alcune scatole vuote di medicinali, ne caricava delle altre, poi, in retromarcia la parcheggiava in garage. Ecco la maestra Fe… con la sua 500 F bianca che tornata dalle sue commissioni metteva la vettura in garage. Ecco il signor Ga.., con la sua Renault R8 avorio. Non l’ho mai vista pulita, inoltre il frontale era stato stuccato e mai riverniciato . Quando non usava la R8, usava una vespa 150 grigia, la quale aveva il parafango anteriore tutto massacrato, in quanto insisteva con esso per spingere il portoncino di ingresso di accesso alle cantine. Poi vi era un collega professionale di mio padre, che aveva un Maggiolino avorio 1200. Il garage lo usava come deposito per i campioni di medicinali, però ogni giorno veniva anche lui a caricare e scaricare medicinali , quindi ogni giorno vedevo il Maggiolino in cortile. Poi vi era il Sig. Schiavetta con la sua NSU Prinz 4 avorio. Lavorando in ferrovia, l’auto la usava poco. La sua passione la pesca. Poi vi era il Sig. Me.. con la sua 850 berlina beige. I successivi garage erano i migliori del cortile dal punto di vista dimensionale. E’ vero che dovevi farti in retromarcia tutto il cortile, però erano più larghi e più lunghi degli altri, anche se di poco.In effetti, quello del problema delle dimensioni dei garage, dei condomini anni 60, è scoppiato nella seconda metà degli anni 80, quando tutti i costruttori, anche per le piccole vetture, hanno abbracciato l’idea dell’ auto piu’ larga, per dare più spazio interno, e migliorarne la sicurezza. Mediamente i garage anni 60 hanno una apertura di 2 metri, che poi all’ interno si apre a 2,10, per una lunghezza di 4,50. A voi fare le valutazioni su quante auto anche popolari, comincino a fare a botte con queste dimensioni. In questi due garage, trovarono posto.. Al principio in uno dei due, un pittore di quadri, metteva la sua Fiat 2300 S coupè oro met, che tuttavia sporgeva di 30 cm, poi quando dopo poco se ne andò, lo prese uno dei fratelli Migliorati i meccanici di moto dove avevo comprato la mia bicicletta blue. Questi acquistò una Alfa Romeo Giulia super 13 amaranto, con interno texalfa . Nel garage a fianco il Sig. Co.. prese una Fiat 125 azzurra con l’interno rosso in ski. Di fianco al principio ci fu una piccola officina, con andirivieni di vetture di vario genere. Poi vi era un rappresentante della Ferrero, con la 500 giardiniera marchiata dalla casa della Nutella. Poi vi era un giornalista del Giornale di Brescia, quotidiano locale, con una Fiat 124 azzurra. Caratteristico era poi un signore, che aveva una Fiat 500 D giardiniera azzurra, piena di ruggine, che però si ostinava a far lavare con gli spazzoloni, che in quegli anni cominciavano a prendere piede nei distributori di benzina (orrore !!!). Poi vi era il nostro vicino di casa che divideva con noi il duplex del telefono. Per chi non lo sapesse, il duplex era un contratto telefonico, per il quale si divideva la linea, con un altro utente, per cui se uno stava chiamando, l’altro non poteva telefonare. Il problema era che il nostro vicino, allora massaggiatore del Brescia Calcio e proprietario di una 850 Special carta da zucchero, effettuava talvolta telefonate che erano delle "conferenze stampa". Infine Vi era il sig. Ba… con la sua Citroen Ami 6 berlina avorio con il tetto nero. Ed ancora , un 1100 R grigio medio, una bella 600 D fanaloni blue scura, una Lancia Fulvia 2c marrone parioli di un imbianchino che la usava solo la domenica. Ricordo il caratteristico c..c…c.. del motore acceso con lo starter inserito, suono che i Lancisti ben ricorderanno. Questo era il primo cortile, quello che vedevo dal balcone. Ora scendiamo a giocare con gli altri bambini e vediamo anche l’altra parte del cortile, e cosa poteva accadere di vedere. "Ciao Ragazzi, cosa facciamo ? giochiamo a guardia e ladri ?" " Si va bene . Noi due facciamo i ladri e voi 5 le guardie…." In effetti la struttura condominiale con le cantine sul piano del cortile, e due ingressi era, la sede ideale per il gioco di guardia e ladri. Solo che, dopo poco, la signora Galeazzi veniva a riprenderci perchè diceva che disturbavamo. Mi venne una idea.: "Perche’ non facciamo un circuito per i modellini e facciamo una gara ?" L’idea era molto semplice. Disegnare con il gessetto sul cemento del cortile un circuito con curve e rettilinei. Ognuno poteva partecipare con un modellino in scala 1:43 , che fosse vettura o furgone. Si potevano fare modifiche di assetto e di gomme. Stabilito il turno di partenza, ognuno tirava il modellino nel circuito. L’obbiettivo era di avanzare, senza uscire dal circuito, pena l’arretramento, e vinceva chi arrivava primo a finire il circuito. L’idea piacque parecchio tanto che arrivammo ad avere anche 13 partecipanti. Ognuno si impegnava, per rendere più competitivo il suo modellino, e si aprirono anche trattative per lo scambio di automobiline, del tipo 2 in cambio di una. Dopo un pò di gare si stabilì che la piu’ performante era una Rolls Royce Silver Ghost della Dinky toys, che per il suo peso, le belle gomme alte era l’ideale sul cemento. Peccato che questa vettura che era di mio fratello, l’avevamo scambiata poco tempo prima per una stazione di servizio. Io correvo con un Romeo 2 carro attrezzi della Politoys, che non andava male. Un giorno mentre stavamo per attrezzarci per una gara, arriva la Maestra Fe.. che apre un garage che non era il solito. Ci fermammo incuriositi. Cosa vi era in quel garage? Ora, non vorrei dire, ma non so se a bambini di oggi, se gli si aprisse davanti un garage con all’ interno una Alfa GTV coupè del 97 impolverata , la cosa desterebbe qualche attenzione, ma quando ai nostri occhi comparve ,(siamo nel 1969) una Alfa Romeo Giulietta Sprint 13 3^ serie del 1962 Bianca, ci mettemmo tutti in attesa di capire cosa stava per accadere.. La Signora aprì il baule, estrasse un piumino e cominciò a spolverare la vettura. Si dice che la curiosità è femmina, ma quando ci sono di mezzo le auto è unisex, per cui chiesi ? " E’ sua la Giulietta ?" "E’ di mio marito", rispose cortesemente la signora " Domani dobbiamo consegnarla perchè arriva l’auto nuova!" "Che auto avete preso ?" replicai "La vedrete, la vedrete!" replicò la Signora. Dopo di che ricordo che riuscii a salire sulla vettura. Il caratteristico odore, o profumo, diciamo aroma, dell’ interno della Giulietta Sprint, aroma, dovuto al tessuto dell’ interno, ai materiali in gomma all’ effetto del chiuso della vettura, mi è in mente come se lo avessi annusato ieri. Ricordo che 15 anni dopo quando rammentavo questo evento ai due coniugi, essi si meravigliavano che ricordassi un fatto del genere. L’ indomani la nostra curiosità fu soddisfatta. Al posto della Giulietta arrivò una Citroen Ds 21 Pallas grigio metallizzato con l’interno in cuoio marrone. Solo che la DS 21 è piu’ larga e lunga della Giulietta, e ci voleva molta pazienza per parcheggiarla in retromarcia in garage, anche per poter scendere dalla vettura, che comunque sporgeva di 40 centrimetri nel cortile. Credo che non sia durato più di due volte il parcheggio in garage, dopo di che il DS visse sempre all’aperto. Ma il cortile aveva anche altre curiosità. Un deposito interessante, era quello del Signor Pa.. Il Signor Pa… aveva una Lancia Flavia 1500 berlina antracite, la moglie una 500 D bianca con il frontale disintegrato e le sospensioni anteriori in caduta libera. Ma il Signor Pa.. era nel commercio con i seguenti prodotti: biciclette, motorini.. Ricordate il Giulietta Peripoli?. Ma non solo era anche distributore per la Francis Lombardi. Ricordo difatti una Scarabeo 850 rossa che uscii un giorno da quel deposito . Ogni tanto arrivava un Alfa Romeo Romeo 2 grigio dal quale scaricavano le biciclette, ed io rimanevo in contemplazione. Un giorno scaricano una serie di Biciclette tipo Graziella, che all’ epoca cominciavano ad essere di moda, anche per la praticità di poter essere ripiegate e messe in auto. Si chiamavano Gigia. Tra le tante una era verde mela metallizzata. Mi piacque subito. Chiesi se erano in vendita ed il costo. Ricordo che costava 17.500 lire. Essendo imminente la fine della scuola, concordai con i miei, che se avessi superato l’esame di seconda elementare ed ottenuto una bella pagella (cosa della quale non dubitavo), avrei passato la mia bici a mio fratello ed io avrei preso la Gigia. Solo che io ero in seconda elementare, e la Gigia aveva la ruota del 20. Per toccare terra dovettero segarmi un pezzetto di telaio per poter abbassare la sella. Da quel deposito, ricordo anche di aver visto uscire una Alfa 2600 coupè verde, che credo avesse preso per un breve periodo il Signor Pa, in sostituzione della Flavia, e per la serie a volte ritornano, una Giulietta Ti berlina del 1958 panna con targa Lu . Perchè dico a volte ritornano; Perchè nel 1992 l’azienda per la quale lavoravo ritirò in permuta una Giulietta Ti del 1958 panna con targa Lu. Potrebbe essere una coincidenza ma, non mi stupirei se fosse la stessa auto che vidi allora….. Anche nell’ altra parte del cortile, vi erano delle vetture interessanti: Una 600 D celeste del 63, la 500 f di mia madre, una Giulia Gt junior 1,3 rosso alfa, scalino, una Opel Kadett A lusso coupe’ grigio chiaro, altre 2 Alfa Romeo, una 1300 normale celeste del 66, la versione che chiamavo "povera" perche’ non aveva i rostri ai paraurti e la mascherina a rete cromata, l’altra la classica Giulia 1300 super marrone scuro. Nel frattempo il signor Donini il meccanico del 1100 ELR, decise di chiudere l’officina. Al suo posto venne un sardo che aveva aperta una enoteca sulla via Corsica, e la ex officina, diventò una cantina, con botti, ceste di bottiglie, ed attrezzature per l’imbottigliamento. Nell’ investimento commerciale di questo piccolo imprenditore degli anni 60, anche l’acquisto di due nuovi mezzi: una Fiat 124 Familiare grigio topo, ed un camioncino cassonato Om Orsetto Rosso. Questi due mezzi quindi vennero a far parte dell’ arredamento del cortile, con qualche inconveniente, come quella volta che mentre si giocava con le biciclette, una bimba piccola, mi spuntò da dietro l’Orsetto, con conseguente investimento. Grandi pianti, spavento, ma alla fine nulla di grave. Ma un pomeriggio alle 16.00, che era l’orario autorizzato per poter giocare in cortile, con i miei amici notiamo un garage aperto, con parcheggiata una nuova 500 trasformabile del 1959, di colore blue medio, che noi chiamavamo turchese. La vettura abbastanza sporca, era aperta, e noi pensammo che fosse inutilizzata. A questo punto dovete sapere, che una mia teoria di quegli anni, ove la tassa era di circolazione, non c’erano problemi sullo smaltimento dei veicoli, l’assicurazione non era ancora obbligatoria, era che le persone che abbandonavano le auto, lo facevano perchè a loro non piacevano più in quanto sporche e trascurate.. Lo so è una teoria da bambini, e non pretendo che sia approvata. Sta di fatto che in questa teoria avevo coinvolto gli amici, e anche questa volta, dalla teoria passammo subito ai fatti. Allora in cortile, Vi era una fontanella dell’ acqua. Bastò organizzarsi: Un secchio, un paio di spugne, degli stracci. Nel giro di dieci minuti eravamo operativi per lavare l’auto, che spingemmo fuori dal garage e poi via di spugna ed acqua. Era di soddisfazione, vedere che la 500 riprendeva un aspetto umano. Nel contempo però la rimozione dello sporco, metteva in luce le abrasioni alla carrozzeria, la ruggine vicino ai profili dei sottoporta, e al profilo sul cofano anteriore, i principi di ruggine sui paraurti cromati, però sembrava veder rinascere qualcosa.. In quel mentre, entusiasti del lavoro intrapreso, si apre una delle due porte di collegamento dalle cantine, e ne esce una giovane signora di 35 anni che emana un urlo: "Cosa state facendo alla mia Auto ?!!!" Rimanendo un attimo pietrificati osiamo replicare: "La stiamo lavando"affermai,convinto che non stavamo facendo niente di male. "Ma chi vi ha detto di farlo ? " . "Nessuno" replicai e aggiunsi "Ma non crede che adesso sia un po’ meglio ?. Così (aggiunsi), non la abbandonerà e la userà più volentieri! ". Chiarito l’evento, da un lato fummo sgridati, perchè avevamo intrapreso una iniziativa senza aver richiesto il parere positivo del proprietario, dall’ altra ricevemmo un piccolo contributo economico per comprarci dei ghiaccioli. A totale informazione, aggiungo che la Signora in questione era la nuova inquilina del terzo piano con un figlio che diventò anche nostro amico, e del quale conservo un trattorino che mi aveva regalato.

L'uomo sulla luna

Aldrin con Armstrong riflesso nel proprio casco

Eravamo tutti incollati al televisore quando Tito Stagno ci documentava lo sbarco degli esseri umani sulla Luna il 20 luglio 1969, all'apice di una gara spaziale tra URSS e Stati Uniti d'America, ispirata dalla guerra fredda. Il primo astronauta a camminare sulla superficie lunare fu Neil Armstrong, comandante dell'Apollo 11. L'equipaggio dell'Apollo 11 lasciò una targa di acciaio inossidabile, per commemorare lo sbarco e lasciare informazioni sulla visita ad ogni altro essere, umano o meno, che la trovi. Sulla targa c'è scritto:

Here men from the Planet Earth first set foot upon the moon, July 1969, A.D.

We came in peace for all mankind.

Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, Luglio 1969 DC

Siamo venuti in pace, a nome di tutta l'umanità

La targa raffigura i due emisferi del pianeta Terra, ed è firmata dai tre astronauti e dall'allora Presidente degli Stati Uniti d'America Richard Nixon. Fu per tutti noi un evento epocale !...

A maggio era stata presentata la nuova Fiat 128 . La prima 128 berlina 4 porte bianca che arrivò nel cortile fu di un collaudatore della O.M, che ogni tanto arrivava a casa con un camion in prova, come il Titano, un camion che prendeva questo nome dalla grandezza, e dalla capacità di traino e portata che aveva. Questo signore, del quale non ricordo il nome, teneva molto alla sua 128, e nel tempo libero, era in cortile a pulirla e lucidarla. Una cosa caratteristica che aveva messo al 128, erano 2 adesivi piazzati sotto i fanali posteriori. Sotto il faro sinistro vi era l’adesivo con il segnale stradale, su sfondo blue di svolta a sinistra. Sotto il fanale destro l’adesivo con il segnale stradale divieto di accesso. Il concetto di tutto ciò era di invitare a non effettuare sorpassi a destra. Naturalmente sul lunotto, non poteva mancare il cagnolino, con la testa ciondolante. Un giorno mi decisi di avvicinarmi e chiedergli una cosa che da tempo volevo domandargli :" Non è che per caso, potrebbe portarmi dei depliant dei camioncini OM ?" Il timore della risposta negativa, fu invece subito risolto da un ampio sorriso, con una risposta positiva, ed una pacco di depliant che mi arrivarono da lì a qualche giorno. Anche nel 1969 vennero confermate le vacanze a Torre Pellice dove ritrovammo anche i nostri amici di Leverkusen

Una domenica mattina a Torre Pellice. Dopo questa foto mio fratello scivolò nella vasca dei pesci lavandosi integralmente Tra i ricordi di quelle vacanze anche il primo incontro ravvicinato con una vespa. Purtroppo non mi riferisco al simpatico scooter di Pontedera, ma ad un antipatico insetto dotato di pungiglione entrato dal vetro leggermente abbassato del 1100 D in un assolato pomeriggio, mentre visitavamo l’abbazia di Staffarda. All’ epoca si portavano i calzoncini corti e questo disgraziato insetto dopo pochi kilometri dalla nostra partenza da Staffarla decise di posarsi sulle mie gambe. Urlai prima e mentre mi pungeva con un grande spavento di tutti soprattutto di mio padre che per poco non perse il controllo della vettura.

Di quelle vacanze resta anche il ricordo dell’ ultima fotografia al 1100 D. Venne scattata da mia madre mentre mio padre, a rischio di franare dal lato guida con la 1100, tentò, riuscendoci, a passare in parte ad un grosso camion che invadeva la strada dove stavano per predisporre dei lavori di asfaltatura .

Tornati dalle vacanze continuai a godermi la Gigia che fu la prima bicicletta con la quale mi sentivo appagato. Sarà stato il colore, il fatto che aveva i fanalini anteriore e posteriore, che avevamo scoperto il trucco delle cartoline nei raggi che davano il rombo delle auto truccate,… al momento non avrei desiderato altro…

le due biciclette riprese in cortile. Sulla sinistra una delle due porte di accesso alle cantine. Sullo sfondo i due migliori garage

Il primo ottobre del 1969 entrai in terza elementare mentre contemporaneamente mio fratello iniziò la prima elementare. Rammento che il ritorno dell’ ora legale mi metteva un po’ di malinconia, malinconia forse anche dettata dal fatto che cominciavo a prendere coscienza che la scuola stava diventando , pian piano, sempre più impegnativa. Quest’anno mi preparai per tempo per scrivere la lettera a Babbo Natale, anche perché trovai sempre all’ Upim la risposta ad una esigenza che avevo repressa: Una sostituta per la 124 della Pocher. La risposta arrivò proprio dalla Pocher che presentò la Fiat 130 filoguidata.

Era un automodello strepitoso. Dotato di fendinebbia che si illuminavano, aveva il volante di dimensione quasi reale ed addirittura un piccolo cambio a cloche. Non vi era dubbio che quella sarebbe stata la mia richiesta. Nel 1969 la influenza colpì duro. Allora le vaccinazioni antinfluenzali erano ancora un miraggio e con la scuola la moltiplicazione e la diffusione fu pesante. Il 13 dicembre sia io che mio fratello eravamo a letto con la febbre. Per paura del contagio, mia mamma non fece salire in casa la nonna Adele che ci aveva portato un regalo da parte di S. Lucia . Si trattava di due automodelli di formula 1 con retrocarica. Si facevano retrocedere per essere caricati, vi era un fermo , poi si bloccavano entrambe e si sganciavano al "Via!". Vinceva quella che arrivava più lontano. Fu l’ ultimo regalo che ci fece la nonna…. A natale arrivò la 130 . Grande festa e collaudo positivo. Purtroppo la ricorrenza fu rovinata dalla dipartita improvvisa della nonna Adele…… La conclusione che si pote’ trarre a fine 1969 fu che: era vero, potevamo andare sulla Luna, ma sulla Terra avevamo ed abbiamo ancora molta strada da fare per debellare malattie e curare gli esseri umani.

Carlo Carugati

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