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Dalle Fiat 1100 alle Opel Kadett storia d’auto e di famiglia
Cap. 8 Il 1987
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Alfa Romeo Alfetta 1,6
Il 1986 era stato un anno ottimo, sotto tutti i punti di vista. Il 1987 si apriva con un certo ottimismo anche dal punto di vista professionale, in quanto i bilanci delle vendite nel settore auto nuove, relativi all’anno trascorso, lo definivano come “mai così ricco”. L’aver sfondato, e con abbondanza, il tetto del milione e ottocento mila unità, totalizzando un incremento del 4,56% su un livello 1985 già considerato molto alto era considerata un’impresa senz’altro storica, addirittura, si diceva, difficilmente ripetibile. Il gruppo Fiat – Lancia – Autobianchi festeggiava un’annata da incorniciare. La Fiat aveva avuto un anno record di vendite della Uno (quasi il 50% del fatturato). Autobianchi proseguiva nel successo della Y10 (nella maggioranza con il motore fire). La Lancia doveva il suo successo in particolare all’ammiraglia Thema, che si era dimostrata tra le due litri di maggior successo. La nuova acquisita nel gruppo, l’Alfa Romeo, era l’unico marchio italiano (insieme alla Innocenti) a chiudere il 1986 con il segno meno.
Noi, come Opel, non eravamo andati male. Diciamo che avevamo tenuto lo stesso risultato del 1985. Di rilievo i dati conseguiti dalle Kadett che avevano monopolizzato l’attenzione con + 11.000 unità rispetto al 1985. Di queste, quasi il 50% a gasolio e, sul totale, la versione Caravan aveva pesato per il 25% ( un dato che sarebbe incrementato nel proseguo ). Promettenti i risultati per la nuova Omega da poco lanciata e che rammento aveva vinto il premio Auto dell’anno 1987. Che aveva sofferto era stata la Corsa, che aveva bisogno di un lieve restyling e sentiva la mancanza di una versione a gasolio, e l’Ascona, che aveva dimezzato le vendite, forse anche a causa della sovrapposizione con la Kadett tre volumi. Ci accorgemmo di questo calo delle vendite dell’Ascona, perché l’importatore ci obbligava a ritirare Ascona del modello ’85 (ossia pre restyling) e quindi non si ordinavano per lo stock le nuove Ascona, al fine di vendere ai clienti i vecchi modelli. Ci arrivarono anche dall’Avis, per fine noleggio, un pacchetto di Ascona 16 GL accessoriate di: cambio automatico, tettuccio apribile, computer di bordo e autoradio.
Ma qual era l’argomento di conversazione automobilistico del momento ? Vi era molto dibattito sull’”affare Fiat-Alfa”. C’è chi ne era felice e chi sosteneva che, con questa acquisizione, anche l’ultima schiera di veri appassionati dell’automobile (gli alfisti) era destinata a sparire. Qualcuno arrivava a dire che persino Henry Ford non avrebbe avuto più il coraggio di togliersi il cappello al passaggio di una Fiat-Alfa. Il piano di produzione e impianti avrebbe portato da Mirafiori ad Arese la linea della Lancia “Thema”; sempre ad Arese sarebbe stata costruita la nuova 164 (l’ammiraglia Alfa Romeo), mentre a Pomigliano sarebbero uscite le 33 e le 75 nonché veicoli commerciali e speciali; da Chivasso sarebbero proseguite le produzioni di “Delta” e “Prisma”, mentre nello stabilimento di Desio sarebbe continuata la produzione delle Y10. Era inoltre prevista da Pomigliano anche la produzione di un pullmino passeggeri. Oggi (2014), se consideriamo che Arese non esiste più, non esiste più un’erede di ammiraglia Alfa Romeo, che Chivasso e Desio non esistono più, prende una certa malinconia e ci si domanda: “Perché questo scempio?” Sarebbe andata diversamente se l’Alfa Romeo fosse stata acquisita dalla Ford ? Non potremo mai saperlo e la discussione resterà infinita ed inconclusiva. Sta di fatto che nel 1987 le speranze degli alfisti vennero riposte nel lancio immediato di due nuove versioni della 75. Una 2 litri 4 cilindri con il nuovo twin spark e una 3 litri derivata dalla versione chiamata “Milano” (destinata agli U.S.A).
Ma la vera attesa sarebbe stata per la 164, che sarebbe stata lanciata in autunno
Venendo a noi, un evento che mi aprì un mondo fu quello a cui fui invitato dall’amico Walter Apostoli sabato 7 marzo: la 4^ Mostra scambio Auto Moto Ciclo d’Epoca al Parco Esposizioni di Novegro, ove rammentavo esserci stato nel 1978 con Brescia Telenord per una esposizione dedicata alle Radio e Televisioni Private. Non sapevo cosa avrei trovato, ma quando entrai nel padiglione centrale di Novegro fu come se da bambino mi avessero aperto un grosso scatolone pieno di modellini e quant’altro. Fissai subito con Walter un orario per il ritorno e gli dissi che volevo girarla con calma perché dovevo “metabolizzare” tutto il ben di Dio che vedevo. La mole di ricambi di auto d’epoca (300 espositori) che vedevo tutta insieme per la prima volta, era da lasciarmi senza fiato. Se pensavo alla fatica che avevo fatto per trovare i ricambi per la mia 1100 Special e lì vi era di tutto… Mi trattenni, ed acquistai solo l’Antologia di Quattroruote del 1961 e le fascie bianche (grande scoperta) da applicare ai pneumatici del Fiat 1100 Special.
Sul fronte Maserati, per festeggiare i sessant’anni di attività veniva lanciata sul mercato una serie speciale della Biturbo, la SI, dove l’unica modifica di rilievo (esteticamente) rispetto alla precedente S era l’adozione di un vistoso spoiler posteriore che troveremo poi anche in modelli successivi come la 222. Devo essere sincero. Questo spoiler non mi ha mai appagato l’occhio perché la linea slanciata ed elegante della Maserati Biturbo stava bene così, pulita. Comprendo le ragioni tecniche, però avrei preferito uno spoilerino a scomparsa come sulla Thema 8.32. Molto belli in particolare, su questa SI, i rivestimenti interni di pelle e camoscio.
Sul fronte interno lavorativo al Saigarage, le due novità non furono particolarmente belle. La prima è che dopo quasi trenta anni ci lasciava Mario Buizza, storico capofficina. Ufficialmente poteva andare in pensione, in realtà andò a fare il suo lavoro per la nuova concessionaria Opel per la Valtrompia, che avrebbe aperto in autunno a Sarezzo : l’AutOmega. La proprietà di questa nuova concessionaria era la famiglia Berardelli, conosciuta in valle nel settore armiero. In realtà il buon Mario mi chiamò una sera per propormi un appuntamento con Berardelli, ma, ringraziando, dissi che al momento preferivo stare al Saigarage. La seconda, fu una segnalazione verbale del procuratore di filiale di Brescia (figlio dell’ex amministratore delegato) che mi invitò a vendere al più presto la mia Kadett GSI 2.0 di servizio, in quanto la nuova proprietà che si era insediata a fine 1986 non vedeva di buon grado che un “consulente alle vendite” viaggiasse con una 2.0. In quel momento pensai che forse avevo fatto male a non andare a parlare con Berardelli, ma non ritornai sui miei passi. Proposi così la Kadett al mio amico Massimo Schiavetta a cui avevo dato un paio di anni prima una Corsa TR luxus marseille red e la cosa fu molto gradita e gli ritirai in permuta la Corsa TR. Questa volta non ebbi grande potere di scelta e mi fu data una delle Ascona my ’85 che ci avevano rifilato d’ufficio: una 1.3 GL star silver con lo stretto equipaggiamento di serie. Il 20 aprile, Pasquetta, dopo pranzo, escursione a Moniga con foto ricordo con la Biturbo
Avevo da un mese la nuova Ascona 13 GL quando, una mattina, il mio collega “il Ferla” mi chiede in prestito la vettura perché la sua era in officina per il tagliando. Nulla da obiettare. Solo che ritornò dopo una oretta con la vettura che era rimasta coinvolta in un tamponamento e quindi con frontale e posteriore da sistemare. Chiesi allora al Procuratore di poterla sistemare modificandola con le finiture delle Ascona restyling. Visto che pagava l’assicurazione non vi furono obiezioni.
Visto il risultato, decisi di fare una modifica anche all’Ascona 1.6 che avevo dato a mio padre e sostituii i fari posteriori con l’inserimento del fascione centrale. Nel frontale feci montare la mascherina della nuova Ascona CD e aggiunsi i profili ai fari anteriori della Ascona CD 1800.
Il risultato si può vedere in una foto scattata davanti a casa dei miei, con mia mamma testimonial, nel mese di maggio… Il 28 giugno fummo invitati al Castello di Scaldasole (PV) per il pranzo sociale della Johnson Wax, l’azienda per la quale lavorava mio padre. Non avremmo pensato che quello sarebbe stato l’ultimo incontro sociale. Gìà, perché il 23 settembre del 1987 arriverà un avviso di licenziamento, da fine anno, per anzianità, in quanto mio padre aveva compiuto i 65 anni d’età (come cambiano i tempi, ora queste lettere non arrivano più…). Tra gli aneddoti della giornata, la Biturbo volle essere protagonista, decidendo di aprire la marmitta all’arrivo a Scaldasole. Come avrebbe ben commentato Emilio Fede : “Che figura di m…”.
Per le ferie estive si decise di andare, Francesca ed io, in Valgardena, con l’Ascona. Trovammo un Garnì, in modo che eravamo liberi per pranzi e cene. L’aneddoto di queste ferie vuole che noi novellini, appena arrivati a Selva, ci siamo recati subito all’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo per vedere se vi fosse qualche escursione guidata. Tombola, la mattina successiva ve ne era una con un dislivello di 600 metri che ci portava in alto ove vi era la classica croce che avrebbe permesso la visione di un panorama stupendo. La mattina dopo, polo e jeans ed eravamo pronti alla partenza. Durante il percorso vi erano piccole soste ove venivamo intrattenuti con spiegazioni botaniche. Ad un certo punto mi accorsi che la salita cominciava a pesare, ma non volevo fare la pitima. Ma più avanti Francesca mi dice che ha il cuore che le batte forte e non ce la fa più. Allora fermo la guida e gli chiedo come siamo messi. Mi dice che siamo a metà del percorso (avevamo fatto 300 metri di dislivello) e che più avanti sarebbe stato ancora più ripido. Ci consiglia di fermarci alla Malga che è lì vicino. Anche un’altra coppia si aggrega con noi e ci fermiamo in compagnia a mangiare speck e formaggio accompagnato da dell’ottimo vino bianco. Poi riposo sull’erba. Mi accorgo che i jeans hanno lasciato il colore sulla polo gialla nella parte inserita nei pantaloni… Si decide di rientrare e facciamo per alzarci… Oddio, il ginocchio sinistro è bloccato, se lo appoggio son dolori! Dovetti fare tutto il viaggio di rientro a balzelli. Una impresa epica. Lesson number one: se andate in montagna o siete allenati o evitate di buttarvi subito nelle impennate….
Il 16 agosto i miei suoceri invitarono i miei genitori a Seniga (BS) dove avevano una casa.
Portai i genitori a vedere la chiesetta di Comella nella frazione di Regona e facemmo una foto alla Biturbo lungo il fiume con, sullo sfondo la villa Fenaroli.
Il 20 di agosto, invece, grande pic nic al Gaver ( già noto dal 1970 ) insieme anche alla sorella di Francesca con cognato e nipotine.
Al ritorno dalle ferie, trovo, appena arrivata in Concessionaria, una Ascona A 12 lusso del 1972 di colore bronzo con i cerchi sportivi come sulla SR. E’ una vettura di quindici anni che per ragioni di spazio sarebbe finita in demolizione. Concordo con il procuratore l’acquisto per 100.000 lire. All’epoca si potevano trasferire le assicurazioni anche senza titolo di proprietà, bastava la targa. Allora fermai il 1100 Special e misi l’assicurazione sull’Ascona. Feci fare un tagliando e dovetti sostituire il serbatorio della benzina, che nell’Ascona A è messo in piatto sotto al pianale posteriore ed è quindi molto soggetto a deteriorarsi con il tempo. Trovai in una officina di Verolanuova, in demolizione, una Ascona A 19 SR 2 porte della quale comprai la mascherina (che era quella della 2^ serie ) ed i poggiatesta. Avevo infatti scoperto che l’Ascona A aveva, sotto il rivestimento dei sedili anteriori, la predisposizione per mettere i poggiatesta, che, ordinati i due capellotti di inserimento, montai immediatamente. Altra 3^ brutta notizia al Saigarage. Vittorio Lorenzetti, il mio collega più anziano, aveva dato le dimissioni. Sapemmo poi presto che sarebbe andato a dirigere la concessionaria AutOmega. In quel periodo la Valtrompia era zona franca, quindi potevamo andare a fare prospezione ed in uno di questi giri mi capitò di vedere in vendita, presso una officina autorizzata Alfa Romeo, una splendida Alfetta 1,6 del 1980 blu pervinca con interno in vellutino beige.
Era identica a quella del depliant dell’epoca. La vettura aveva dichiarati 58.000 Km. Mi fermai per chiedere informazioni. La vettura era di proprietà della allora Concessionaria Colombini della quale conoscevo bene il capovendita Ghidini. Pertanto quando mi fecero la richiesta economica, non mi allarmai. L’avrei trattata con Ghidini. Cosa che feci e riuscii quindi a comprarla a quotazione Quattroruote. A questo punto però dovetti fermarmi e mettere in vendita sia l’Ascona che il 1100 Special o almeno dovevo trovare dove metterle perché nel cortile di casa non potevo tenerle tutte. Per il 1100 Special andai ad esempio a trovare il Corrado Cattarina alla Fiat Succursale proponendogli di mettere in esposizione la vettura, visto che stavano lanciando la Fiat Duna… Per l’Ascona, la lucidai bene e la parcheggiai all’aperto giù dal nostro carrozziere Zaniboni, che era proprio sotto al Saigarage. La fortuna volle che gli cadde sopra l’occhio di un signore che cercava, per sua sorella, una vettura media che fosse affidabile e sicura. Come capita con le auto che preparo per me, bastò farle fare un giro e la vendetti, in maniera equa, all’istante. Per il Fiat 1100 mi proposero uno scambio con una Rover 2000 TC, ma la cosa al momento, non risolvendomi il problema, venne scartata come ipotesi. Trovai di poterla parcheggiare in un angolino da basso in officina.
Potei così trasferire l’assicurazione sull’Alfetta ed andare a ritirarla. L’auto non l’avevo provata e mi resi conto che il cambio aveva parecchio gioco. La portai quindi da Walter per fare le boccole. Feci montare poi altoparlanti, antenna elettrica cromata ed autoradio. Ebbi inoltre la fortuna di conoscere un funzionario della Michelin che mi indicò dove andare ad acquistare i cerchi millerighe.
Così anche il sogno di avere l’Alfetta era stato realizzato. I due fratelli carrozzieri Zaniboni mi dissero che avevo comprato la più bella vettura che potevo desiderare.. Anche Francesca, dopo la propedeutica con la Fiat 1100 Special, si trovò bene con l’Alfetta.
Al Salone di Francoforte 1987 la première dame fu l’Alfa Romeo 164. La presentazione nel contesto tedesco, nel primo anno dell’unione Fiat-Alfa Romeo, la concomitante presentazione della nuova Lancia Delta Integrale 8 valvole, il perfezionamento della Thema 8.32 (ricordiamo 1^ vettura italiana a montare di serie il dispositivo ABS), con controllo elettronico degli ammortizzatori, in un momento di euforia italiana ove il 75% delle vendite di vetture nuove erano per sostituzione, ma un 25% erano nuovi acquisti, fanno intuire come la fetta della torta in ballo fosse copiosa e come fu un motto di sfida all’auto tedesca questo lancio a Francoforte. Per la cronaca, la BMW risponderà tra un anno con il lancio della nuova Serie 5…
Opel presentò la nuova Opel Corsa diesel in concomitanza di un leggero face lifting, la Corsa 1,6 GSI da 100 CV e la nuova Senator 3.0 (solo benzina). La Corsa diesel montava il motore della Isuzu “Gemini” un quattro cilindri in linea di 1488 cc di 55 cv. Alla presentazione in salone venne allestito un set tipo vecchio distributore di carburante con pompe d’epoca e cartelli stradali. Ad ottobre si aggiunse una versione di grande successo per la gamma delle vetture Opel: la Kadett SW in allestimento Club disponibile con le motorizzazioni 12, 1,3 e 1.6 diesel. La Kadett Club, con i cerchi sportivi, i sedili avvolgenti in panno di disegno scozzese, i mancorrenti sul tetto, una nuova gamma colori ed un prezzo inferiore di 2.000.000 di lire rispetto alla più lussuosa GL e di sole 300.000 lire superiori alla più spartana LS ne decretarono il successo. Con la Kadett Club le richieste si divideranno al 50% tra Station Wagon e 2-3 volumi. Tuttavia, al momento, Opel non riusciva a schiodarsi dal 3% del mercato.
Tra le notizie interessanti, almeno per me, la comunicazione che nel 1988 sarebbe ricominciata l’importazione ufficiale delle Cadillac delle quali la Saigarage era Concessionaria. Si trattava dei due classici modelli: Eldorado (la versione coupè) e la Seville, classica berlina 4 porte. Il nuovo motore previsto era un 8V di 4467 cc 158 cv a 4000 giri/min con una coppia di ben 325 Nm a soli 2600 giri/min. La velocità dichiarata era di 190 km/h. Ovviamente cambio automatico a 4 rapporti.
In concessionaria arrivò anche il primo numero di Ruoteclassiche, una rivista che, unita alla visita che avevo fatto alla Mostra Scambio di Novegro, completò quella che sarebbe stata la mia passione del passato, presente e futuro: l’auto d’epoca. Mi abbonai immediatamente alla rivista…
Nel 1988 la nuova Opel Corsa restyling appena lanciata, l’atteso lancio della nuova Ascona (che si chiamerà Vectra) riusciranno a far salire la quota di mercato per Opel ?. Ci saranno novità all’interno del Saigarage ? E quali novità nella nostra auto…biografia ?
Lo scopriremo nella prossima puntata.
Carlo Carugati
Continua…
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creato il 2 settembre 2014 ............................................................................................................................,,,,,,,,,,,,.......................a cura dell'Admin |
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