Storie di auto e di famiglia... "dalle fiat 1100 alle Opel kadett" i racconti e le memorie di Carlo Carugati ripercorrono periodi e costumi dal 1955 agli anni 80... il 1990
 
 
 
 
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Dalle Fiat 1100 alle Opel Kadett storia d’auto e di famiglia
Cap. 11 IL 1990

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Alfa Romeo Alfetta 1,8

Se questi capitoli fossero  tradotti in una fiction, inizierei questa puntata con il sottofondo musicale di Raf e “Cosa resterà degli anni ‘80”. Chi ha avuto la bontà e la pazienza di leggere dalla prima pagina questa “Auto…biografia” avrà notato come l’animo è proteso al nuovo, senza rinnegare il suo passato, ma mantenendo memoria di ciò che di buono in esso era contenuto. Ed è con queste premesse che inizia il nuovo anno 1990, il primo dell’ultimo decennio del XX° secolo. Il cambio di Concessionaria e quindi di marchio, da settembre 1989, l’arrivo del primo figlio da un mese e qualche giorno, sono, solo già questi, elementi che motivano a guardare avanti con concentrazione e determinazione. Sullo sfondo avremo sempre gli eventi nazionali/internazionali, anche se la cornice dei vari quadretti saranno sempre le nostre compagne di ventura a quattro ruote.  Anche il 1990 iniziò con i soliti aumenti delle tariffe, ma per noi automobilisti il conto della spesa questa volta fu un bagno di sangue.  No, non mi riferisco all’aumento del prezzo “nazionale” (il mercato non era ancora libero), di benzina, + 65 lire, e gasolio, + 80 lire, ma all’aumento dell’odiata tassa automobilistica, che dal 1983 non era più tassa di circolazione, ma di proprietà, come ancora lo è oggi. Bene: per il 1990,  la “finanziaria” aveva previsto un aumento del 50% della tassa erariale (che incide per circa il 74% del complessivo) ed un 39% di quella regionale. Avete capito bene: la tassa di proprietà aumentò dell’ 89%. Rammento inoltre che le vetture a gasolio, gpl e metano avevano anche la sovrattassa per l’alimentazione.  Per darvi un’idea, il proprietario di una Uno Diesel, che era un 1300 cc, sommato tutto, pagava 506.100 lire: quasi la stessa cifra che pagava il proprietario di una F40, 544.600 lire! Per non farci mancare nulla, vi era ancora da pagare il “Canone dell’Autoradio”, che si doveva versare anche se solo si aveva la predisposizione radio e si pagava ancora la tassa sulle patenti. A fronte di questa situazione pratica di tasse da pagare, senza fallo, si elevavano le analisi di Cassandre di inizio decennio  sul futuro del mercato dell’auto che stava tenendo un buon trend al momento, ma siccome, senza bisogno di avere la sfera, dopo il sole può arrivare la pioggia, si prefigurava per l’Europa un rallentamento della domanda ed una continua riduzione del mercato del diesel in Italia, per i costi di gestione che stavano diventando molto elevati, dove il punto “medio” di pareggio tra km e convenienza  nell’acquisto ed utilizzo ad esempio di una Tipo TD 1.9 rispetto alla stessa versione benzina 1.6 dava 74.000 km per un solo anno di utilizzo, scendendo a 184.000 km per sette anni di utilizzo. Tutto questo considerando che il gasolio costava 930 lire contro le 1425 lire della benzina.  Certamente sarebbe facile sentenziare su quello che i nostri governanti procurarono di danno anche solo in quegli anni, ma, senza volerli difendere, dobbiamo  dire e ricordare alcune cose:

  1. La creazione della sovrattassa sui motori a gasolio fu inventata, tra l’altro, perché i marchi italiani rimasero indietro nella corsa al diesel e con questo si tentò anche di limitare la penetrazione sul mercato dei costruttori esteri.
  2. Nessun costruttore proponeva a listino vetture equipaggiate dalla fabbrica con alimentazioni miste benzina/gpl o benzina/metano.  Anzi, molti costruttori non rispondevano della garanzia sull’auto (dai 6 ai 12 mesi) per vetture alle quali, nel periodo di garanzia, fosse stata applicata un’alimentazione alternativa a quella d’origine.
  3. Le misurazioni degli inquinanti erano lontane dalle misurazioni attuali. Certamente l’alto tasso di zolfo nel gasolio (causa anche di riduzione delle durate dei motori per vetture con cilindri non incamiciati), le fumate nere di certi motori diesel ai quali erano state toccate le pompe per guadagnare cavalli, o per anzianità chilometrica, erano avvisi (lo sono ancora ad occhio umano, oggi), che sicuramente quel mezzo non stava emettendo “vapori da aerosol termale”. Se infine pensiamo, nell’epoca di internet, dei computer, della comunicazione in tempo reale, a tutto quello che è successo in epoca recente, con i Diesel Gate, ci si può ben rendere conto di come contassero meno che meno gli articoli che ogni tanto uscivano all’epoca, dove si sosteneva  la “pulizia” del diesel. Ed anche il tentativo di proporre diesel di piccola cilindrata, fu il modo di scontentare ulteriormente una clientela che, oltre a trovarsi a guidare dei frullini maleodoranti, pagava tasse, come abbiamo visto, di vetture sportive di alta gamma.

In quel momento, Volvo fu uno dei costruttori che anticipò (a richiesta) la possibilità di avere la catalizzazione delle vetture a benzina con una iniziativa degna di menzione: lo stesso prezzo della versione non catalizzata.

Pubblicità Volvo 460 con presentazione iniziativa catalitico

L’unica versione esclusa era la 240 Polar SW, che con i suoi 24.000.000 di lire era stata e continuava ad essere  una gallina dalle uova d’oro e, come già detto, avvicinò tanti clienti provenienti da altre case al marchio svedese. Il cliente Volvo, un cliente già sensibile a fattori quali sicurezza e comfort, non fece fatica ad apprezzare questa iniziativa.  Forse invece ci sarebbe voluta una maggiore dose di coraggio da parte dei Concessionari nel promuovere questa opportunità. Comunque è da rilevare come, in quel periodo, Volvo, famosa per le 740 e 760 a gasolio (berlina e SW), con  la cilindrata 2.0 benzina della 740 fece fluttuare le vendite della stessa versione a gasolio con percentuali dal 20 % ad un massimo del 50 %.  Noi tutti abbiamo presente il gennaio 1993 come data da cui si potè immatricolare solo vetture cat, ma forse pochi sanno che dal primo aprile 1990 non si potevano più immatricolare vetture benzina oltre 2000 cc prive di catalizzatore o diesel con precamera oltre i 2000 cc.  Così ci dicevano e, se si avevano vetture in casa, bisognava targarle e venderle come km zero. Problema che, per fortuna, noi non avevamo.  Mi sovvenne invece il pensiero alla Cadillac Seville che avevo ordinato nel 1989 senza marmitta catalitica… Chissà se l’avevano poi venduta… Chiusa questa digressione, parliamo di un’altra realtà del mercato nazionale: l’effetto Ferrari 348. Ora, a distanza di trent’anni, il giudizio sulla 348 è variegato e non entriamo nel merito. In quel momento era la “piccola Testarossa” desiderata da chi poteva spendere 140.000.000 di lire. La consegna era imprecisata, si parlava di parecchi mesi, anni alle volte, per scoraggiare l’acquisto, e fu il periodo della “cessione delle prenotazioni”,  a colpi di decine di milioni di lire, dove anche Concessionari di marchi esterni, come noi di Volvo, si attaccarono al carro, tanto che, per contatti interpersonali, ci agganciammo ad un ordine per una rossa TB, che, quando arrivò (nell’autunno del ’90), seguì il suo tradizionale processo di : bonifico per il saldo, immatricolazione e quando si andò a ritirarla : “ Mi scusi, la vettura non monta i tappetini!”.  La cortese signorina ci indicò che, di fianco, vi era il Ferrari Shop, dove avremmo potuto andare ad acquistarli con fattura e colore desiderato…. Se in Volvo avessimo consegnato una vettura in tale modo, minimo, saremmo finiti su Quattroruote.  Comunque con 350.000 lire ci togliemmo la paura, portammo a casa il mezzo che, con 400 km, venne poi subito rivenduto la settimana dopo e venne  messa in ordine una TS.  Ma ritorniamo indietro per annotare un triste evento nazionale. Il 24 febbraio veniva a mancare Sandro Pertini, “il presidente più amato dagli italiani”. Chi ha avuto modo di ascoltare i suoi discorsi, quando era presidente, non rimase insensibile alla sua dipartita, perché fu per gli italiani come il nonno di famiglia, che aveva fatto la guerra, che aveva sofferto e combattuto per l’Italia libera e democratica, che aveva esultato con noi alla vittoria dei Mondiali del 1982. Una grande persona, un grande Presidente!  Tra le spese di inizio d’anno anche il seggiolino per portare il piccolo Mirco. Mi serviva un seggiolino che fosse facile da montare e smontare perché doveva girare tra la Volvo 740 GLT, la  Maserati Biturbo e la Fiat 1100 Special, che era la vettura ufficiale della moglie.

Il Fiat 1100 Special luglio 1962 ancora con la mascherina invernale. Notare i copri rostri in gomma accessorio degli anni ‘60

La Fiat 1100 era munita, come da legge, delle cinture di sicurezza anteriori. Trovai, per fortuna, un seggiolino comodo in tal senso e che fece il suo onorato servizio. Tornando al lavoro, arrivarono i depliants della rinnovata 780 che ora si chiamava solo Coupè. Montava il motore della 740 Turbo 16 Valvole da 200 CV, motore che avevo avuto modo di provare sul circuito di Imola. Devo dirvi che non ne abbiamo mai venduta una, di queste nuove Coupè. Ricordo invece molto bene che ne vendetti una, usata, molto bella, di colore oro met, una 2.8,  al figlio dei titolari della Sheratonn Italiana, che allora avevano una parte della produzione a Brescia e la sede a Bagnolo Mella dove mi recai, con la vettura, nella Villa in stile liberty. Cominciarono ad arrivare anche le prime Volvo 460,  tra le quali, d’ufficio, una Turbo ie rossa con tetto apribile. Ci diedero anche una Volvo 740 Turbo 16V blu met, che sarebbe stata da immatricolare, ma si temporeggiò, utilizzandola con la targa prova. La vettura arrivò con 184 km, ma essendoci stata fornita da Volvo Italia non ci ponemmo  domande più di tanto. Solo che mi succede che viene un imprenditore di Nave, interessato al modello. Entusiasta della prova della vettura e del colore, gli propongo di vendergli questa “dimostrativa”, che sarebbe stata targata a nostro nome e poi volturata a lui. Ovviamente ad un prezzo agevolato.  Il cliente mi ringrazia e mi dice che non è per il doppio passaggio, ma lui vuole una vettura nuova, a km zero, mai usata.  Anche se la pagava di più dovetti ordinarne un’altra uguale e dello stesso colore.  Il problema fu che quando arrivò la vettura… Anche questa aveva 154 Km.  Come faccio adesso a dire al cliente che è arrivata così! Contattammo subito il nostro DM il quale di primo acchito rimase anche lui senza parole e risposte. Ci disse che si sarebbe informato.  Venimmo poi a sapere che questo particolare allestimento e motore veniva curato in maniera quasi artigianale ed ogni vettura veniva testata su strada per almeno 100 Km per verificare che non ci fossero anomalie. Poi mettici i vari spostamenti tra un piazzale ed un altro ed ecco il perché tutte le vetture avevano percorrenze di tale livello.  Naturalmente dovemmo far incontrare il DM con il cliente finale il quale, alla fine, dovette prendere atto che si trattava di una cura verso il cliente e, tirando quindi un sospiro di sollievo, potei immatricolare e consegnare la vettura.  Tra le cose invece anomale, ricordo che Volvo non aveva una sua finanziaria. O meglio, aveva la Svevia Leasing, ma, appunto, era un leasing per aziende e partite IVA, mentre per i finanziamenti, specie per gli usati, dovevamo ricorrere a finanziarie private come la Agos, dove ritrovai un mio compagno di classe del bienno I.T.I.S, Raffaele Quaranta.  A primavera,  mentre le gialle forsizie erano ancora in fiore, mi sovvenne che quando saremmo arrivati ai nove mesi dalla nascita di Mirco, avremmo dovuto trasferire il seggiolino sul sedile posteriore. Cosa che non era un problema, tranne per il fatto che il Fiat 1100 Special del 1962 non aveva gli attacchi né le cinture posteriori.

Cominciai quindi a pensare che bisognava sostituire o comunque aggiungere una vettura che potesse usare la moglie portandosi seco il piccolo. Si trattava di trovare una vettura che non fosse piccola piccola, a 4 porte. In concessionaria ritirammo una Lancia Trevi color carta da zucchero e per un attimo ci feci un pensiero… Ma aveva troppi punti di ruggine. Poi un giorno, con il Fiat 1100 Special, feci un giro, con mio fratello e mio papà, in alcune Concessionarie e mi rimase in mente una Delta LX 1300 grigio quarzo, del 1987 per la quale però mi chiedevano 10.000.000di lire e poi mi dissero  una frase che mi accese una luce: “ Se vuole spendere poco, ho in arrivo un’Alfa Romeo Alfetta bianca ad 1.000.000 di lire”.  Prima della cifra, il suono Alfa Romeo Alfetta, mi evocò ricordi di adolescenza ancora prima dell’ultima esperienza del 1987-88.  Rimasi d’accordo che sarei passato a vederla.  Purtroppo quando ripassai, vidi una vettura che doveva aver vissuto tempi migliori. Però il sasso  nello stagno era stato lanciato. Per la prima volta anche la moglie, che all’epoca aveva guidato l’Alfetta, era d’accordo. Cerchiamo un’Alfetta.  Era il primo sabato di aprile, vigilia della domenica delle Palme, quando sull’inserto di annunci abbinato al Giornale di Brescia, leggo di un’Alfetta1,8 del 1975,  unico proprietario, in vendita a Pisogne (alla fine del lago d’Iseo). La richiesta era di 2.000.000 di lire.  Chiamo: la vettura è ancora disponibile. Fisso l’appuntamento per le 11.00 e parto con il 1100.  La vettura era stata ritirata da un commerciante che aveva fornito all’ex proprietario una Fiat 126 Bis. L’Alfetta 1,8 con le sue targhe originali BS era bianco spino con interno texalfa cuoio. L’interno era perfetto con ancora i tappeti in gomma originali. Era una prima serie delle prime 1,8,  luglio 1975, quindi con volante ancora con rivestimento in legno. 50.000 km allo strumento. Montava il gancio traino. Provo la vettura… Il cambio, rispetto alla 1,6 che avevo avuto, del 1980, era più gommoso, ma la seconda non grattava e sebbene l’interno texalfa non mi abbia mai convinto, pensai che, dovendo trasportare  un bambino, questo interno era facilmente gestibile. Trattammo l’acquisto e la mia richiesta fu molto semplice: me la portate a casa oggi pomeriggio, ve la pago e poi mi fate avere il passaggio.  E così fu.  A questo punto cominciavo ad avere in cortile tre vetture, delle quali il 1100 sarebbe stato quello fermo, dovendo trasferire (cosa che allora si poteva ancora fare) l’assicurazione sull’Alfetta.

Fui contento della scelta fatta, anche perché, dopo Pasqua, vendemmo la 740 GLT e mi dissero che dovevo scegliere una 480 ES.  E’ bene quindi a questo punto raccontarvi come funzionava allora la gestione delle vetture dimostrative.  Scelto il modello che veniva indicato dalla proprietà in base alle esigenze di varietà modelli, si andava sul localizzatore di Volvo Italia e si sceglieva la vettura tra quelle disponibili. In questo caso cercavo una 480 ES, nera, in quanto il nero era l’unico colore che permetteva di avere i paraurti anch’essi verniciati dello stesso colore. Per fortuna la trovai.  Segnalata come vettura dimostrativa, vettura e documenti  venivano inviati al Concessionario senza pagamento della vettura, che era da effettuarsi dopo 4 mesi. Ergo, in caso di acquisto con questa formula, si trattava di vendere la vettura entro 4 mesi per avere un costo di gestione vantaggioso.
In attesa della 480 ES, venne Pasqua e la settimana successiva,  il 20 aprile, apriva il 63° Salone dell’Automobile di Torino.

Certamente non potevo andare con moglie e piccolo, allora proposi di organizzare una comitiva con mio fratello, Alberto e Paolo (figli della zia Franca) ed il loro cognato Pierfranco, marito della Raffaella. Vettura selezionata : Maserati Biturbo. Si concordò per la data, un classico di famiglia, il 25 aprile. Il tema di questa edizione era: “Corre la fantasia”.  Io avrei corretto :”Corre la nostalgia”. Già, non fu un salone memorabile come quelli non dico del 1966-68, ma neanche come quelli che avevo poi frequentato da maggiorenne, dal 1980. Non parlo nemmeno di una prima defezione storica ad un Salone, quella di Renault, ma  le sole vetture che mi rammento sono : la nuova Spider Alfa Romeo,  il prototipo, mai entrato in produzione; la Volvo 480 cabrio; la Maserati 4.24V.  Tanto made in Japan, quello sì. Quello che rammento è tanta coda per fare il biglietto, tanta coda per mangiare (all’interno vi era solo un ristorante ed un self service). Tanto che andammo poi a farci dei toast in piazza Castello. Questo fu l’ultimo salone che andai a visitare come “privato”. Dal 1992 fino all’ultimo del 2000 andrò nelle giornate per gli operatori (altra vita).  Finalmente arrivò la Volvo 480 ES. Oggetto carino, con il portellone posteriore, i fari a scomparsa. Attenzione, nota di servizio. Tutte le serie 400 della Volvo hanno la particolarità di avere il contatto della chiave illuminato, quando la chiave è inserita. Ergo, mai lasciare la vettura con la chiave nel quadro inserita, anche se vettura spenta, pena batteria scarica!  E venne il tempo del battesimo di Mirco, che venne fissato per la domenica 10 giugno. Venerdì 8 giugno, giornata di inizio, a Milano, allo Stadio Meazza, del Campionato del Mondo di Calcio,  mi telefona mia moglie: si era rotta una coppa del lampadario della sala. Ci vuole un nuovo lampadario per domenica! Ore 19.00 esco dal lavoro, passo a prendere Francesca ed alle 19.20 siamo in un negozio che ricordavo in zona. Il negoziante ci guarda un pochino di traverso e lo tranquillizzo subito: “ Ci serve un lampadario da sala per acquisto immediato”.  Fatte capire le intenzioni, ci propone alcune soluzioni e la terza : “E’ lui! “ Mai fatto un acquisto più veloce. Sabato pomeriggio la 480 fece il suo servizio da giardinetta per recuperare la torta per il battesimo. Domenica, dopo la cerimonia, il rinfresco nel pomeriggio a casa nostra con il nuovo lampadario e tante care persone… Molte delle quali oggi non ci sono più!  Apro una parentesi per dire come in quel momento, il passaggio da Opel a Volvo fu favorevole.  La nuova Volvo 460, mi consentì di ricontattare una parte della mia clientela che per esigenze di gusto o aziendali sostituivano sovente la vettura. Andai così a sostituire, in particolare con la versione GLE, alcune Kadett  GLS, addirittura ritirai una Vectra 1,4 GLS di un anno.  E venne luglio. I miei, la zia Franca e zio Luciano, con la rossa Delta, tornarono come al solito a Rivazzurra. Colsi una settimana che avevo di ferie, per raggiungerli da solo con il Biturbo, per gli ultimi tre giorni che restavano al mare. Anche in questo caso, peccato che non ci fosse il telefonino, perché nel cortile della pensione “Il Villino” vi erano tre mie vetture : Delta, Ascona C 1,6 S ed il Biturbo. Rientrato, vendetti il 480 che era in scadenza.  In previsione della presentazione della nuova gamma prevista  per l’autunno, della 940-960 che sarebbero andate a sostituire la 740-760 ed in previsione quindi dell’assegnazione di una Volvo 460 per me, mi suggerirono, e ne fui contento, di poter avere in dotazione una bella 740 GLE berlina del 1986, argento, con 100.000 Km originali. Appena ritirata, andando in Banca per l’azienda, dei vandali mi rigarono il parafango anteriore destro. Si avvicinavano le ferie di agosto e lasciai la 740 in carrozzeria, anche perché si era deciso che saremmo andati in vacanza a Tremosine sul Garda. Chi conosce la zona, sa che Tremosine è una bellissima località fatta di più frazioni, che ha, ed allora ancora di più, un problema di viabilità, in quanto si alternano zone a due corsie a zone dove se incontri il pulmann di linea od un camper “ci si aggiusta”.

L’Alfetta 1,8 del 1975 a Tremosine

Proposi quindi di andare con l’Alfetta, che con la sua larghezza di 162 cm, una potenza di 122 cv ed il suo bagagliao di 550 litri permetteva di caricare di tutto, senza dover mettere portapacchi, bare od ammenicoli vari.

Considerando che eravamo noi tre (con seggiolino) + i suoceri, box ed attrezzature varie, tra il baule ed oggetti in mezzo ai piedi, riuscimmo a mettere tutto. 

Mirco ha apprezzato molto l’Alfetta!

Rientrati, recuperai la Volvo e con questa il 17 agosto partii per Torre Pellice con i miei e mio fratello Raffaele che doveva tenere un concerto, sabato 18 agosto, al Tempio Valdese di Torre Pellice in memoria del Prof Elio Rampa, amico di famiglia, scomparso nel 1987.

La Volvo 740 GLE del 1986 a Torre Pellice (TO)

Abbiamo già parlato del Prof. Rampa, che faceva parte delle nostre amicizie familiari delle vacanze degli anni ’70, in capitoli precedenti.  Venimmo ospitati dalla Signora Irma, vedova del Prof. Rampa. Venerdì pomeriggio andammo a trovare il Pastore Zotta che in autunno sarebbe andato in emeritazione (la pensione dei Pastori) e si sarebbe trasferito a Genova. Zotta ci disse che stava vedendo di cedere la sua 500 del 1959.  1959? Nella mia testolina cominciarono ad accendersi tante lucine… “Possiamo vederla?” La vettura sotto un telo copriauto plastico “antico” era sì, proprio lei, una delle ultime Nuova Fiat 500 con le feritorie dell’aria al posto delle frecce anteriori e le grosse frecce laterali. Conservata, anche se da riverniciare, con la balestra  anteriore sfondata, aveva ancora tutta la sua trousse di atrezzi, tra cui il classico cuneo. Unico neo, per noi puristi, la targa posteriore che, causa trasferimenti, era quella quadrata con la provincia in arancione. Gli chiesi cosa voleva. Mi disse che era in contatto con un negoziante di San Secondo che gli aveva offerto 1.000.000 di lire. Subito gli dissi che gli davo io 1.500.000 di lire. Mentre mi aspettavo di ricevere un pronto riscontro positivo alla mia offerta di un 50% superiore, mi rispose che, essendo in parola, doveva vedere se l’altra persona si ritirava o meno. Capite, avevo trovato io, per la prima e unica volta, sulla strada, una persona, più che corretta, che non guardava ai soldi, ma alla parola data!  Gli proposi, di andare insieme da questa persona per vedere di definire e così nel frattempo, andando, provavo la vettura. Così facemmo. La vettura aveva 124.000 Km originali, motore mai aperto. Ovviamente il motore era tutto unto di olio, la vettura non  andava più degli 80 Km all’ora, ma sicuramente potevo ricavarne qualcosa di raro e particolare. Purtroppo la persona non c’era ed in negozio gli dissero che sarebbe rientrata lunedì.  Rimasi a disposizione, ma,  per la cronaca, alla fine la diede a questo signore per 1.000,000 di lire perché “era già in accordo con lui”…  Peccato. Un anno dopo,  su una rivista di annunci nella zona di San Secondo, rividi la vettura, dalla foto riverniciata, poi come, non lo so, in vendita ad 8.000.000 di lire.  Ma, se questa storia finisce qui, nel mentre uscivamo dal Pastore Zotta, sento arrivare un sibilo familiare, mi volto ed è il Maggiolino del Pastore Vetta con ovviamente lui al volante e donna Clara a fianco.  Noto subito i paraurti lievemente ammaccati, ma il motore girava bene. In un millesimo di secondo nacque l’idea di diventare  “Maggiolinista”. Se non ve lo ricordate, questo Maggiolino o meglio Volkswagen Typ 11 mod. 113 1964 my 65 l’avevo visto all’età di 4 anni parcheggiato davanti alla Chiesa di Brescia. Ricordo che chiesi a mio padre, in quell’occasione: “ Che auto è questa?”  “Un Maggiolino”, mi rispose. “Bello il Maggino”,  replicai io.  Da quel momento quello fu per me il Maggiolino. Stupendo rosso, belle le varie repliche di Herbie… Ma il mio Maggiolino era quello, e quando lo rividi passare in quel pomeriggio di agosto fu come un fulmine a ciel sereno e lo spirito da collezionista si fece spazio nel mio cervello. Sabato mattina, escursione con la 740 a Sestriere. In serata, il concerto di Raffaele e domenica mattina al culto speravo di incontrare il Pastore Vetta. Lo vidi con donna Clara ed a fine culto andammo naturalmente a salutarlo.  Ci rividero con molto piacere e dopo i convenevoli venni subito al dunque. “Signor Pastore, ho visto che ha ancora il Maggiolino.  Volevo solo farle sapere che il giorno che volesse cambiarlo sono seriamente interessato all’acquisto”.  Il Pastore Vetta mi fece uno dei suoi pacati sorrisi e, piacevolmente sorpreso, mi disse : “ Quando sarà il momento ti avviso”.  In quell’istante non sapevo ancora che la trattativa della 500 non sarebbe andata in porto. Sapevo però che, come notò giustamente mia madre:  “Dove le metti?” . “Lo so, mamma…”, Dissi “Una cosa alla volta e poi ci penseremo”.  Il mio istinto da collezionista stava entrando in azione ed avrebbe portato ad altre richieste similari e ad altre scelte di conseguenza.
Il 9 settembre, tradizionale escursione con zia Franca, zio Luciano e la rossa Delta a Cima Caldoline. Cima Caldoline, sul Passo Maniva, era un’escursione che univa la passeggiata in compagnia, con una celebrazione all’aperto in onore dei caduti in montagna in guerra ed in pace, ad un  pranzo all’aperto con ottimo vino Lugana portato dall’azienda Ambrosi,  ed era per me il simbolo della chiusura dell’estate.
Sabato 22 settembre, trasferta di lavoro, con colleghi per la presentazione al Grand Hotel di Rimini, delle nuove Volvo 940 e 960. Il viaggio avvenne nel pomeriggio sotto un acquazzone da manuale. Rammento che la Volvo 740 con i suoi 100.000 Km, non fece una piega e, viaggiando a velocità di legge ci condusse in totale sicurezza come se viaggiasse sulle rotaie di un treno. Lungo il tragitto incrociammo  sulla corsia opposta alcune Opel Calibra rosse che risalivano verso il nord.

Immagine di repertorio della Opel Calibra 16V colore Rosso Corsa

Seppi poi che si era conclusa la riunione dei Concessionari Opel per la presentazione della vettura e, come era già capitato, facevano ritornare i Concessionari a casa con una vettura che sarebbe poi stata targata come dimostrativa. Presumo fossero delle 16V.

La Volvo 960 3.0 – 6 cilindri 24V (cartella stampa Volvo)

Le nuove serie Volvo mi piacquero molto:  in particolare, mi entusiasmò la 960 benzina, 3.0 - 6 cilindri con 24 valvole 204 cv, abbinato al cambio automatico. Altra piccola particolarità, ma che un neopapà osservava, il fatto che sia la 940 sia la 960 berlina potevano essere equipaggiate, come optional, con il sedile per bambini integrato nel bracciolo centrale. Rientro domenica pomeriggio, con deviazione a San Felice del Benaco dove mia cugina Fabrizia aveva organizzato il rinfresco a seguito del battesimo del secondo figlio, Maurizio.
Ed alfine arrivò la Volvo 460 GLE, che inaugurammo con una escursione domenica 14 ottobre a Sirmione, una di quelle giornate che ancora un tiepido sole riscalda piacevolmente.

La nostra Volvo 460 GLE tratta da un filmato Video 8  14/10/1990

La 460 fu una vettura che tenni veramente poco, in quanto mi dissero che, se mi andava bene, la potevo passare al mio collega e prendere … Ma davvero ? Una 240 Polar . L’idea mi piacque tantissimo. La Polar, oltre ad avere uno spazio immenso, è la vera essenza della Volvo. Un carrarmato su quattro ruote, ove, quando chiudi la portiera, è come se chiudessi attorno a te il ponte levatoio di un castello. Essendo la Polar  molto essenziale, ricordo che investii di mio per mettere: tappo carburante con chiave, antenna specifica per la vettura, altoparlanti ed una autoradio con cassette.  Sebbene mi sarebbe piaciuta rossa, la presi bianca, in quanto pensai potesse essere più facile, al momento fatidico, fine febbraio, la rivendita.
Come fanno alcuni registi, apriamo una parentesi tornando indietro, al 2 agosto, giornata che di fatto apre la “crisi del golfo” innescata dall’invasione del Kuwait  da parte dell’Irak.  Questa portò ad alcune conseguenze che alcuni paragonarono alla crisi petrolifera del 1973. Situazione diversa, ma le conseguenze dopo alcuni mesi segnalavano che il mondo era cambiato. La benzina aveva sfondato le 1500 lire al litro, però mentre nel 1973 la comunicazione dell’imminente aumento della benzina portava a code ai distributori per evitare gli aumenti,  oggi la gente non si  spaventava più per ciò.  Se nel 1973 la crisi si portò dietro una pesante ripercussione di negatività, che forse fu anche base sulla quale venne costruita la fase degli anni di piombo, nel 1990  le cannonate di Saddam non toccarono l’ottimismo di inizio decennio, anche se qualcuno lo trovai, che mi adduceva come scusa i venti di guerra sul golfo, per  aspettare a sostituire l’automobile…   
Il 28 novembre, il primo compleanno di Mirco è da segnalare per un fatto bello e positivo. Di colpo, per andare a prendere un regalo, Mirco si è alzato dal tappeto e si è messo a camminare come se lo avesse sempre fatto, con sicurezza, da solo. I bambini sono incredibili!  Da quel giorno notammo che, a Mirco, di stare nel passeggino, non è che gli interessasse molto, tranne quando lo si metteva per dormire. Così accade che l’8 dicembre si decide di andare in centro per fargli vedere le illuminazioni natalizie che avevano predisposto nel centro storico. Trovato parcheggio vicino a Piazza della Repubblica, la domanda fu: “prendiamo il passeggino ?” Dall’impostazione del cucciolo, questi era pronto a partire ed allora, mano a destra con il papà, mano a sinistra con la mamma, siamo partiti senza passeggino. Ed andava anche deciso… Ogni tanto si fermava, anche sollecitato dalla mamma che gli faceva vedere le luci, ma senza difficoltà ci trovammo in Piazza della Vittoria, dove alcuni venditori proponevano dei piccoli Babbo Natale semoventi: camminavano con sottofondo musicale, poi si fermavano e scuotevano un campanellino e via di seguito.  Mirco rimase affascinato da questi bambolotti, cominciò a seguirli e quando si fermavano si fermava anche lui e si metteva a ridere quando scuotevano la campanella.  Indubbio che comprammo il “Babbo Natalino”, che comparve poi il giorno di Natale e, per tanti anni, compariva a Natale e scompariva dopo il 6 di gennaio.  Nel nostro giro in centro, arrivammo sotto i portici, dove notammo un grande assembramento di persone davanti all’Hotel Vittoria.  Tutta la gente era intenta a rimirare un’automobile. Presi in braccio Mirco e ci avvicinammo per vedere di cosa si trattava. Era esposta, in blu metallizzato, la nuova BMW serie 3 E36. La vettura, di bella presenza, mi fece subito realizzare che sarebbe stata un successo.  La linea, elegante, era simile a quella delle sorelle maggiori “5” e “7”, ma introduceva delle nuove linee di stile, da cui sarebbero nate la nuova serie 7 nel 1994 e la serie 5 nel 1995…  Vi confermo che Mirco tornò indietro, sempre camminando, senza fare problemi.  Messo in auto si addormentò, tempo di accendere la Polar. 
Il 21 dicembre ci fu l’ultimo “Concerto-Augurio” del Coro della Chiesa di S. Benedetto, al quartiere Primo Maggio, diretto da Don Paolo Arrigo, con mio papà all’organo. Don Paolo soffriva di problemi al cuore e purtroppo venne a mancare nel 1991.
Il 25 dicembre, primo Natale fuori casa per Mirco, ove a casa dei nonni, rimase molto affascinato dal pianoforte e dall’organo del nonno. Nel pomeriggio, come tradizione, vennero a trovarci la zia Franca e lo zio Luciano.
Il 1990 si avviava a conclusione. Per la nostra Auto…biografia, un anno interessante, che aveva acceso la lampada del collezionista e della ricerca di vetture che unissero alla storia dell’auto, una storia di persone, appunto quella “storia di auto e di famiglia” che vi stiamo raccontando dal 1955!

Continua…
Questa puntata è dedicata a mia zia Franca che ci ha lasciati ad agosto 2018 ed ad un ex collega Volvo, Eligio Butturini, che è mancato l’anno scorso .

Carlo Carugati  

 
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